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I principi attivi della marijuana: Thc, Cbd, Cbn e Cbg

Pubblicato Da: Veronica / Pubblicato Il: 21 dic, 2019

Thc, Cbd, Cbn e Cbg

cannabinoidi comunemente presenti nella marijuana sono diversi: principi attivi che tendono ad agire in maniera differente sul cervello umano, in funzione di come essi vengono percepiti dagli specifici recettori. 

Il THC o Tetracannabidiolo, è il principio attivo tipicamente psicotropo, responsabile del caratteristico sballo che generalmente induce a consumare cannabis a scopo ricreativo, Il CBD o Cannabidiolo, impiegato sovente anche in ambito terapeutico, conferisce benessere e relax, lenendo efficacemente eventuali stati dolorosi e apportando calma e relax in presenza di stati d’ansia, insonnia e depressione. 

Il CBN o Cannabinolo, nasce dall’ossidazione del THC quando entra in con l'ossigeno o con una fonte di calore e può generalmente provocare leggeri effetti sedativi, mentre in ultimo, il CBG o Cannabigerolo sta rivelando un notevole potenziale medico e terapeutico, complici le marcate proprietà antidolorifiche, antidepressive e antimicotiche. Vediamo dunque attraverso questa utile guida, di scoprire tutte le caratteristiche peculiari dei principali cannabinoidi presenti nella cannabis.

Thc: cos’è e come agisce sul cervello umano

Il THC o tetracannabidiolo è il principio proverbialmente noto per i suoi caratteristici effetti psicologici e psicoattivi. Questo avviene poiché agisce in maniera diretta sui recettori dei cannabinoidi concentrati nelle aree cerebrali deputate alla percezione sensoriale così come a quella del piacere. Numerosi sono infatti gli studi scientifici che ad oggi hanno dimostrato come l’assunzione di THC favorirebbe proprio il rilascio di dopamina, provocando una piacevole sensazione di euforia e rilassamento, unita tuttavia alla possibile alterazione uditiva, visiva e olfattiva e alla distorsione della percezione spazio-temporale.

La caratteristica struttura chimica del THC appare somigliante a quella dell’anandamide, un endocannabinoide presente naturalmente nell’organismo, scoperto nel 1992. Esso risulta capace di interagire perfettamente con i recettori C1 e C2 mimando i caratteristici effetti dei composti psicoattivi presenti nella canapa sativa. Si manifestano pertanto azioni differenti che possono influenzare in maniera significativa i molteplici aspetti del quotidiano, dall’umore fino ad arrivare addirittura all’appetito seppur in misura variabile e puramente soggettiva.

Il tetracannabidiolo o THC costituisce di fatto il principio attivo responsabile della nota azione psicotropa e psicoattiva della cannabis, determinando principalmente il cosiddetto “sballo” ed euforia.

Molteplici possono dunque essere gli effetti a carico dell’organismo dati dall’assunzione di tetracannabidolo, poiché agisce stimolando l’area del cervello deputata al piacere, favorendo il rilascio di dopamina e determinando in questo modo relax e particolare benessere. In alcuni casi può tuttavia generare panico e paura e acuire gli stati depressivi qualora già presenti. Può determinare inoltre paranoia, perdita del contatto con la realtà e in casi particolarmente gravi, anche fenomeni allucinogeni se assunto in dosi elevate. Il THC presenta tuttavia innumerevoli effetti benefici che contribuiscono a renderlo particolarmente apprezzato anche e soprattutto nella terapia del dolore correlata a patologie gravi e invalidanti.

Cbd: caratteristiche, utilizzi ed effetti principali

Il CBD o Cannabidiolo fa parte delle oltre 80 sostanze chimiche individuate nella composizione della cannabis e denominate cannabinoidi, occupando una concentrazione di circa il 40% nell’estratto di cannabis sativa, secondo solo al tetracannabidiolo.

Il CBD è di fatto un metabolita della cannabis, un principio attivo che, dopo aver subito un processo di trasformazione iniziale, si rivela subito biodisponibile ed assimilabile in modo diretto dall’organismo, permettendo in questo modo di beneficiare dei molteplici effetti benefici. Non sortisce tuttavia alcun effetto psicoattivo e non influisce in alcun modo sulle facoltà cerebrali né tantomeno sulla percezione e sulla lucidità. La sua assunzione appare quindi indicata al fine di ridurre le sintomatologie legate a molteplici patologie, spesso particolarmente dolorose e invalidanti. Rappresenta un potente anti-ossidante e anti-infiammatorio in grado di arginare fenomeni acneici data la sua azione sebo-regolatrice. Un ottimo sedativo e analgesico utile a lenire dolori mestruali, emicranie, disturbi reumatici e fenomeni infiammatori.

Contrasta efficacemente la depressione, gli stati ansiosi e l’insonnia, favorendo il relax e il riposo e conferendo al corpo un apprezzabile e marcata sensazione di benessere. Combatte altresì lo stress, arginando i sintomi determinati da tale condizione, riduce la nausea e l’inappetenza e controlla gli effetti negativi dati da particolari gravi patologie quali diabete, problematiche a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, attacchi di panico, epilessia e disturbi neurologici in generale. In ultimo ma non certo in ordine di importanza, si rivela un validissimo coadiuvante nel trattamento di artrite reumatoide, dolori cronici e disturbi ossessivo-compulsivi.

Il cannabidiolo o CBD oggi più che mai stimola l’interesse scientifico, rivelando concretamente la propria efficacia in ambito medico e terapeutico, rappresentando in alcuni casi una valida alternativa alle terapie farmacologiche convenzionali.

Cbn: uno dei principi attivi meno conosciuti della marijuana

Sono ormai anni che il CBN o cannabinolo è protagonista di ricerche e studi scientifici, questo in virtù della relativa caratteristica azione sedativa: è di fatto il primo cannabinoide ad essere stato isolato nel 1963 da Raphael Mechoulam che ne attestò i benefici terapeutici attraverso molteplici test di laboratorio.

Sebbene risulti strettamente legato al THC puro, il CBN non presenta alcun effetto psicoattivo, questo poiché a differenza di altri cannabinoidi non viene estratto direttamente dalle infiorescenze di cannabis o dalla materia vegetale ma deriva al contrario dal processo di ossidazione a carico del THC, il medesimo che generalmente avviene attraverso l’essiccazione e la conservazione della cannabis per un periodo di tempo eccessivamente protratto.

Comprovati sono gli effetti calmanti e rilassanti tipici del CBN che contribuiscono a rendere tale principio attivo, del tutto simile al CBD, specie se combinato al tetracannabidiolo. Sebbene si comporti come un agonista debole dei recettori CB1 presenti nel cervello, esibisce una notevole affinità con i recettori CB2 comunemente presenti nelle immunitarie. Grazie alla sua selettività, viene pertanto impiegato prevalentemente come immunosoppressore o ancora come sedativo. Particolarmente interessante dunque il suo terapeutico: sebbene raramente superi una concentrazione pari all’1% per ogni infiorescenza di canapa sativa essiccata, sembrerebbe stimolare la crescita del tessuto osseo, favorendo progressivamente la rigenerazione di fratture ossee.

Allo stesso modo numerose ricerche hanno dimostrato la sua notevole azione rilassante in grado di migliorare in maniera significativa la qualità del sonno. Combinato con i differenti terpeni, il CBN dispone di proprietà analgesiche, anticonvulsive e ansiolitiche oltre ad essere un potente neuroprotettore. Sembrerebbe inoltre rappresentare un valido trattamento nell’arginare i disturbi provocati dalla SLA così come dalle malattie tipicamente degenerative e aiuterebbe i pazienti affetti da disturbi alimentari, HIV o AIDS, promuovendo l’appetito mediante la fame chimica e riducendo nausea e vomito.

Cbd e Cbn: in cosa si assomigliano, in cosa sono diversi

Il cannabinoide CBN o cannabinolo è stato ritenuto per anni una molecola inutile, prodotta naturalmente dalla pianta di canapa sativa giunta ormai a maturazione. Tuttavia a differenza di quanto avviene per il THC e per il CBD, che compaiono in maniera spontanea già dalle prime fasi di crescita della pianta, il CBN tende a svilupparsi solo successivamente. Numerosi sono gli studi e i test di laboratorio che, seppur applicati su scala ridotta e ancora in fase embrionale, ne attestano le innumerevoli proprietà, prima tra tutte quella sedativa. Assunto in combinazione col CBD sembrerebbe addirittura incrementare le opportunità di utilizzo, applicate ai più svariati disturbi e patologie.

Gran parte dei cannabinoidi interagisce con i recettori che costituiscono il cosiddetto sistema endocannabinoide, dando così vita a una vasta gamma di effetti a carico dell’organismo. 

Sia il CBD che il CBN presentano di fatto una struttura genetica simile, tuttavia il CBD tende a influenzare il sistema endocannabinoide legandosi a specifici recettori, mentre il CBN segue un percorso mirato e diretto. Oltre a possedere una notevole affinità con i recettori CB2, il CBN si lega, seppur solo in maniera parziale, anche ai recettori CB1, esattamente come avviene per il THC.

I due componenti presentano pertanto alcuni punti in comune e per una “giusta causa”: il CBN senza il THC non potrebbe di fatto esistere, questo poiché non nasce dall’unione di enzimi ed acidi ma viene prodotto in maniera spontanea dalla pianta d cannabis quando ormai è in piena maturazione.

I cannabinoidi sono sostanze estremamente suscettibili ai fattori ambientali ed è possibile ottenere il CBN secondo due ben precise modalità: è infatti possibile trasformare il THCA ovvero il THC allo stato grezzo, in CBNA, lasciando spontaneamente decomporre le infiorescenze, sottoposte a fonte di calore per eliminare la molecola di carbonio chimicamente presente o in alternativa procedere analogamente lasciando ossidare semplicemente il THC.

Se dunque il CBN viene generato dalla decomposizione del THC attraverso tale processo di ossidazione è auspicabile che entrambe le molecole siano simili ed affini anche in termini di caratteristiche ed effetti. Tuttavia il CBD a differenza del tetracannabidiolo non genera alcun effetto psicoattivo o psicotropo ma provoca semplicemente una lieve sedazione, la stessa che i ricercatori hanno paragonato agli effetti dati da un leggero sedativo medicinale. Come il CBD, anche il CBN dispone di notevoli potenzialità in ambito medico e terapeutico se impiegato nella “terapia del dolore” e contro stati d’ansia, situazioni di stress, attacchi di panico e insonnia.

Cbg: che principio attivo è e quali effetti ha sul cervello umano

Il CBG detto anche cannabigerolo, è un fitocannabinoide: si differenzia pertanto dagli endocannabinoidi poiché non viene prodotto dall’organismo a trae origine direttamente dalla pianta di cannabis. Esattamente come il CBD e il CBN, anche il CBG non svolge alcuna azione psicotropa né psicoattiva. Non altera quindi la percezione e non provoca sballo, eccitazione ed euforia.

Il CBG viene proverbialmente considerato un cannabinoide minore poiché quando la cannabis viene raccolta ed essiccata, non presenta elevate percentuali di tale principio attivo: la sua concentrazione si attesta infatti solo intorno all’1%.

Tuttavia la forma acida del CBG, il CBGA in realtà compare tra i primi cannabinoidi che si formano nella pianta in fase di sviluppo, caratteristica che contribuisce a definirlo “la cellula staminale” della marijuana, sebbene le concentrazioni più elevate compaiano prevalentemente durante la fase di fioritura.

Attualmente gran parte delle varietà di cannabis presenti sul mercato appartengono a particolari ceppi ad elevato contenuto di THC e di CBD: questo significa che maggiori sono le concentrazioni di entrambi i principi attivi presenti nella pianta, maggiormente ridotte sono di conseguenza quelle del CBG.

Tuttavia sono in via di sviluppo incroci e ibridazioni che, uniti a metodi di raccolta altamente innovativi, permetterebbero di ottenere concentrazioni di cannabigerolo significativamente più elevati. Ma quali sono i caratteristici effetti dati dall’assunzione di tale principio attivo?

Come già accennato precedentemente, il CBG non detiene alcuna azione psicotropa poiché pur interagendo col sistema endocannabinoide, non provoca alterazioni delle facoltà mentali. Secondo quanto emerso dalle ricerche condotte dall’ Università di Reading nel Regno Unito contribuirebbe a favorire l’appetito così come a inibire lo sviluppo di alcune forme tumorali.

La dottoressa Bonni Goldstein, medico specializzato in cannabis medicinale, affermerebbe inoltre che proprio sarebbe in grado di inibire la neurotrasmissione del recettore GABA nel cervello, influenzando la percezione del dolore, comportando il rilassamento muscolare e spiccati effetti ansiolitici. Il CBG sembra promuovere effetti del tutto simili a quelli determinati dal CBD possedendo inoltre proprietà antidepressive e proprietà antimicotiche seppur limitate.

Dispone inoltre di potenziali proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. Risulta dunque chiaro come anche il CBG sembrerebbe essere un cannabinoide essenziale: tuttavia sono ancora notevoli i passi da compiere per dimostrarne la reale efficacia a carico dell’organismo umano e comprenderne gli utilizzi ideali per massimizzarne gli effetti benefici.

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Pubblicato Da: Veronica
Pubblicato Il: 21 dic, 2019

 SEO Copywriter e Social Media Strategist, credo da sempre nel potere delle parole e della scrittura persuasiva, entrambi strumenti imprescindibili per una strategia efficace e di valore.

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