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Cannabis legale: la normativa italiana del 2016 fino ad oggi


La Situazione Italiana sulla Cannabis Light e il CBD

La cannabis light ha suscitato un notevole interesse in Italia negli ultimi anni, diventando un argomento di grande discussione e talvolta di controversia. Questo prodotto, derivato dalla pianta di canapa e caratterizzato da un basso contenuto di THC (tetraidrocannabinolo), ha portato con sé numerosi miti e confusioni. Vediamo di fare chiarezza sulla situazione attuale e sugli aspetti legali e pratici legati alla cannabis legale e al CBD nel nostro paese.

La Legislazione Vigente

Dal 2016, la legge italiana ha regolamentato la coltivazione e la vendita della cannabis con basso contenuto di THC attraverso la legge 242/2016, successivamente confermata con la circolare del MiPAAF del 23 maggio 2018. Questa normativa permette la vendita di prodotti derivati dalla canapa con un contenuto di THC fino allo 0,6%. Ciò significa che la cannabis leggera con queste caratteristiche non è considerata una sostanza illegale.

Dunque, i fiori di canapa industriale possono essere legalmente acquistati e venduti per scopi alimentari, cosmetici, tessili e nella bioedilizia. Tuttavia, la legge non consente il loro utilizzo a scopo ricreativo personale, che rimane vietato secondo le normative sanitarie in vigore.

Differenze tra Cannabis Legale e Illegale

La distinzione tra cannabis legale e illegale è chiara dal punto di vista legislativo, ma spesso genera confusione tra le persone e persino tra le forze dell'ordine. La cannabis legale, con un contenuto di THC inferiore allo 0,6%, non ha effetti psicotropi, mentre quella terapeutica (con THC dal 5% all'8%) e quella illegale sì. Quest'ultima è prodotta esclusivamente dallo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze e distribuita solo nelle farmacie con prescrizione medica.

Legalità della Cannabis Light

Nonostante i dubbi comuni, la cannabis light è legale in Italia se il THC è inferiore allo 0,2%. Questa normativa, sebbene complessa, è stata introdotta per differenziare la cannabis light dalla marijuana illegale e consentire l'uso della canapa per i suoi benefici non psicoattivi.

Il Comportamento delle Forze dell'Ordine

La gestione della cannabis legale da parte delle forze dell'ordine richiede alcune precauzioni. In caso di controllo, è consigliabile collaborare e presentare prove dell'acquisto legale, come lo scontrino e le informazioni sulla confezione riguardanti il basso contenuto di THC. Solo analisi di laboratorio possono confermare la legalità del prodotto.

Stereotipi e Miti da Sfatare

La cannabis light spesso è vittima di pregiudizi. Alcuni credono erroneamente che sia una droga, non abbia effetti benefici o sia solo una moda passeggera. La realtà è che, grazie al CBD, la cannabis leggera offre proprietà rilassanti, antinfiammatorie e ansiolitiche, e supporta un settore in crescita che sta diventando sempre più accettato e diffuso.

Intervento della Commissione Europea

Recentemente, l'emendamento 13.6 al DDL Sicurezza ha sollevato preoccupazioni per il suo potenziale impatto negativo sulla filiera della canapa italiana. CSI (Canapa Sativa Italia) ha denunciato la situazione alla Commissione Europea, sottolineando la violazione della libera circolazione delle merci e della concorrenza. La Commissione sta esaminando la denuncia e potrebbe avviare una procedura di infrazione contro l'Italia.

Il DDL Sicurezza e l'Intervento di Bruxelles

A seguito dell'emendamento al Ddl Sicurezza che vieterebbe la coltivazione e il commercio delle infiorescenze di canapa e derivati, molte associazioni del settore hanno sollecitato l'intervento della Commissione Europea. In un'azione congiunta, Canapa Sativa Italia, Imprenditori Canapa Italiana, Resilienza Italia Onlus e Sardinia Cannabis hanno inviato una lettera a Bruxelles, segnalando la possibile violazione delle normative europee sulla libera concorrenza e circolazione delle merci. Questo atto è visto come un cruciale tentativo di proteggere un settore che occupa oltre 15.000 persone e genera un fatturato annuo di 500 milioni di euro.

L'emendamento in questione potrebbe contrastare con gli articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell'UE, che garantiscono la libera circolazione delle merci all'interno dell'Unione. A supporto di questa tesi, la Corte di Giustizia dell'UE, con una sentenza del 2020, ha stabilito che il CBD non può essere considerato uno stupefacente e deve poter essere commercializzato liberamente se prodotto legalmente in un altro Stato membro. Inoltre, il TAR del Lazio aveva già annullato un decreto interministeriale del 2022 che imponeva restrizioni simili, proprio per non conformità con le norme europee.

Lorenza Romanese, direttrice amministrativa dell'European Industrial Hemp Association (Ehia), ha sollevato dubbi simili, evidenziando che il blocco del settore canapa in Italia potrebbe svantaggiare la nazione rispetto ad altri Paesi membri che permettono lo sviluppo di questa industria. Secondo Mattia Cusani, presidente di CSI, ci sono potenziali violazioni del diritto comunitario dovute al mancato coinvolgimento delle istituzioni europee nel discusso emendamento. Il timore è che l'autarchismo giuridico italiano possa ostacolare lo sviluppo di un settore industriale vitale e innovativo.

Le associazioni auspicano dunque che la Commissione Europea intervenga prontamente per garantire il rispetto del diritto comunitario e salvaguardare un comparto economico in crescita.

Conclusioni

La cannabis light in Italia è regolamentata e offre molteplici benefici senza gli effetti psicotropi della marijuana illegale. La normativa attuale permette il suo utilizzo in specifici ambiti, anche se permangono alcune sfide legali, soprattutto a livello europeo. La conoscenza accurata delle leggi e dei benefici della cannabis leggera è fondamentale per superare i pregiudizi e promuovere un uso consapevole e informato di questo prodotto.