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Una guida sulla Marijuana senza THC

Pubblicato Da: Veronica / Pubblicato Il: 18 lug, 2020

Marijuana senza thc

Con l’introduzione massiva sul mercato della cosiddetta canapa light, la ricerca di informazioni legate alla “marijuana senza THC” è aumentata a livelli esponenziali: tuttavia occorre in primis tenere presente che in natura non esistono varietà di marijuana che risultino del tutto prive di tale principio attivo ad azione psicotropa.

Sebbene le moderne tecniche di coltura nel corso degli ultimi anni abbiano definito varietà di marijuana ibride e depotenziate, la quantità di principi attivi quali il THC o tetraidrocannabinolo permane, seppur in concentrazioni minime e irrilevanti, proprio come nel caso della cannabis light.

È tuttavia possibile parlare di canapa senza THC, impiegata solo in ambito industriale nella produzione di tessuti, cosmetici e una vasta gamma di prodotti ricavati dalle stesse fibre.

Al fine di fugare ogni dubbio, abbiamo pertanto deciso di scrivere questa guida per fare chiarezza circa la marijuana senza THC e relativi effetti.

Marijuana e cannabis light: facciamo chiarezza 

Marijuana e cannabis light presentano innumerevoli analogie ma al contempo alcune sostanziali differenze: entrambe tuttavia rappresentano prodotti ottenuti per mezzo dell’essicazione di infiorescenze femminili di cannabis sativa, sebbene le principali varietà di cannabis comprendano anche la indica e la ruderalis.

Differenze principali che intercorrono tra le stesse sono fondamentalmente l’aspetto e le dimensioni delle piante, senza tralasciare le concentrazioni di principi attivi cannabinoidi unitamente agli effetti provocati dai relativi derivati.

A rendere tuttavia illegale la marijuana è il THC o tetraidrocannabinolo, principio attivo ad azione psicotropa e psicoattiva che, oltre ad alterare le percezioni così come la motricità in relazione al dosaggio assunto, presenta altresì la capacità di ridurre significativamente gli stati dolorosi cronici e la nausea, così come di stimolare l’appetito generando “fame chimica”, specie se associato al CBD o cannabidiolo

Ad oggi l’intera comunità scientifica avvalora tali proprietà, favorendo l’uso della cosiddetta cannabis terapeutica, impiegata con successo in medicina, nella terapia del dolore, sostituendo i trattamenti farmacologici tradizionali che non hanno sortito gli effetti desiderati.

Patologie neurodegenerative quali il Morbo di Parkinson, l’Alzheimer così come la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide, semplicemente mediante l’assunzione di olio di CBD, prescrivibile mediante ricetta medica, vedono pertanto le relative sintomatologie ridotte in maniera significativa.

E se l’associazione controllata di THC e CBD trova ampia applicazione in ambito farmaceutico, il regolamento penale nel nostro Paese vieta l’assunzione di cannabis ad elevate concentrazioni di THC, a scopo ricreativo, questo poiché la stessa materia vegetale, se assunta in modo improprio, potrebbe generare abusi e sviluppare una dipendenza.

Ecco che per sopperire a tale “imposizione legislativa”, nasce la canapa light che si differenzia dalla marijuana convenzionale proprio per la concentrazione minima di tale principio attivo, attestata secondo la legge entro un margine di tolleranza non superiore allo 0,2%, ove prevale la presenza di CBD legale, principio attivo proverbialmente noto per i caratteristici effetti rilassanti e distensivi: in questo caso si parla di cannabis terapeutica.

Cos’è il THC e perché è diverso dal CBD

I cannabinoidi rientrano tra le circa 80 sostanze chimiche presenti comunemente nella cannabis: rappresentano pertanto i principi attivi che risiedono nella materia vegetale, i quali agiscono in maniera differente sul cervello umano in relazione a come vengono percepiti dagli specifici recettori, parte integrante del sistema endocannabinoide. Presenti in misura maggiore sono proprio il THC e il CBD.

Il THC o tetraidrocannabinolo è il principio attivo tipicamente psicotropo, responsabile del caratteristico “sballo” che tende a indurre il consumo di marijuana italiana legale a scopo prettamente ricreativo.

Il CBD o cannabidiolo, impiegato con successo anche in ambito medico e terapeutico, determina benessere e relax, riducendo in maniera significativa eventuali stati dolorosi e apportando una sensazione di calma e relax qualora sussistano stati d’ansia, insonnia, attacchi di panico e depressione

Il THC o tetraidrocannabinolo deve i caratteristici effetti psicologici e psicoattivi alla relazione azione diretta sui recettori cannabinoidi, presenti nelle aree del cervello deputate alla percezione sensoriale così come a quella motoria e del piacere.

Molteplici possono essere pertanto gli effetti a carico dell’organismo che l’assunzione di tale principio attivo è in grado di comportare: se in genere, determina benessere ed euforia, complice il rilascio di dopamina, di contro in alcuni casi può scaturire panico e paura, acuendo eventuali stati depressivi e generando paranoia e fenomeni allucinogeni, specie se assunto in concentrazioni particolarmente elevate.

Occorre tuttavia sottolineare anche gli effetti benefici che proprio il THC è in grado di comportare, specie nella terapia del dolore cronico correlata a patologie invalidanti e di notevole entità.

Il CBD o cannabidiolo, secondo solo al THC, occupa una concentrazione di circa il 40% nell’estratto di cannabis sativa. Vero e proprio metabolita della cannabis, al contrario del tetraidrocannabinolo, non sortisce tuttavia alcun effetto psicoattivo o psicotropo e non influisce in alcun modo sulle facoltà cerebrali, sulla percezione e sulla lucidità.  

La sua assunzione risulta pertanto indicata se finalizzata a una riduzione delle sintomatologie legate a patologie dolorose e spesso invalidanti. Potente anti-ossidante e anti-infiammatorio proprio il CBD o cannabidiolo, ora più che mai, suscita l’interesse dell’intera comunità scientifica, rivelando la propria efficacia in ambito medico e terapeutico, e costituendo sempre più di frequente una valida alternativa alle terapie farmacologiche convenzionali.

Qual è il livello massimo di THC consentito dalla Legge italiana?

Secondo quando stabilito dalla Legge 242/2016, la concentrazione di THC presente nella canapa light deve essere sempre inferiore allo 0,2 %, con margine di tolleranza massimo attestato allo 0,6%. Viene da sé che quando si parla di marijuana senza THC, si fa riferimento a un prodotto che detiene comunque tale principio attivo, seppur in concentrazioni marginali e irrilevanti, e dunque non in grado di scaturire effetti psicotropi e psicoattivi né di determinare dipendenza.

La cosiddetta canapa light (così viene dunque definita la marijuana depotenziata), presenta al contrario notevoli concentrazioni di CBD, composto non psicoattivo che si differenzia dal THC in virtù della spiccata capacità di lenire patologie quali stati d’ansia, infiammazioni, emicrania, stress e insonnia, solo per citare alcuni esempi. Perfettamente legale, proprio il cannabidiolo asseconda dunque l’obiettivo di rilassare l’assuntore, senza comportare alcuno sballo o potenziale dipendenza.

Principali effetti della cannabis light

Innumerevoli sono i benefici effetti attribuiti alla cannabis light. La notevole concentrazione di CBD determina infatti una spiccata azione antipsicotica, utile in presenza di patologie quali la schizofrenia, il disturbo ossessivo compulsivo e quello post traumatico. Aiuta altresì a ridurre gli stati d’ansia e lo stress, arginando con successo problematiche quali l’insonnia e migliorando di conseguenza la qualità del sonno. 

La marijuana senza THC dispone inoltre di proprietà anticonvulsivanti, in grado di ridurre l’entità e la frequenza delle di crisi epilettiche, specie nei bambini affetti da epilessia infantile, così come dei tremori che comporta il morbo di Parkinson. Efficace rimedio naturale contro gli stati dolorosi, permette di ridurre spasmi muscolari dovuti a patologie autoimmuni quali sclerosi multipla e SLA, questo grazie all’ormai conclamata azione miorilassante.

Lo stesso CBD o cannabidiolo, ricavato dalla canapa sativa, spesso compare inoltre nelle formulazioni di creme, unguenti e preparati volti a trattare patologie cutanee quali acne, psoriasi e dermatiti e infezioni cutanee provocate da infiammazioni.  

Degno di nota è l’aspetto benefico, avvalorato peraltro dalla comunità scientifica, determinato da sostanze presenti nella cannabis light, che sembrerebbero in grado di arginare efficacemente la proliferazione di cellule tumorali. Non meno importante l’azione marcatamente antiemetica, utile in presenza di patologie che tendono a ridurre l’appetito e a sollecitare nausee: la canapa light viene pertanto sovente utilizzata da pazienti colpiti da HIV e disturbi alimentari, e ancora sottoposti a trattamenti chemioterapici.

Scopriamo la canapa senza THC

La canapa senza THC presente comunemente in Italia si ricava in genere dalla varietà Eletta Campana, genetica relativamente recente e tra le più diffuse. Tuttavia occorre tenere presente che le varianti di infiorescenze di canapa private del THC sono innumerevoli, tutte caratterizzate da aspetti estetici e aromatici differenti: un esempio è la Seedless Nova, le cui infiorescenze di distinguono per l’inconfondibile aroma piuttosto intenso ma mai sgradevole. La cosiddetta Seedless Combo è invece una varietà ottenuta mediante l’ibridazione di molteplici varietà di semi di marijuana, incrociati al fine di ottenere una pianta dalle infiorescenze di dimensioni medie e dall’aroma leggero e piacevole.

La canapa senza THC in genere viene prodotta per scopi che esulano da quello prettamente ricreativo: viene infatti impiegata in ambito cosmetico, nella produzione di prodotti finalizzati alla cura del corpo e della pelle, complice la notevole capacità lenitiva, antiossidante e antinfiammatoria in grado di condurre a rapida risoluzione una vasta gamma di disturbi prettamente dermatologici.

Le piante di canapa senza THC vengono al contempo utilizzate anche in ambito tessile, nella creazione di particolari fibre e tessuti impiegati nella produzione di indumenti e complementi tessili per la casa, solitamente ecologici e all’insegna della sostenibilità e dell’ecologia.

È importante sottolineare come proprio le infiorescenze di canapa senza THC o tetraidrocannabinolo vengano utilizzate in maniere e modalità differenti che vanno bel oltre il più classico degli scopi: l'essiccazione della materia vegetale, volta ad essere fumata e apprezzata sotto l’aspetto aromatico e ricreativo. Si può dunque facilmente desumere come la marijuana italiana legale racchiuda in sé mille preziose risorse, atte a garantire benessere e piacevoli momenti di relax a 360°. Inutile dunque demonizzarla quando a parlare ne sono gli incalcolabili benefici.

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Pubblicato Da: Veronica
Pubblicato Il: 18 lug, 2020

 SEO Copywriter e Social Media Strategist, credo da sempre nel potere delle parole e della scrittura persuasiva, entrambi strumenti imprescindibili per una strategia efficace e di valore.

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