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Differenza tra composto organico e sintetico per la coltivazione di cannabis

Pubblicato Da: Annalisa / Pubblicato Il: 20 set, 2021

Composto organico e sintetico per la coltivazione di cannabis

Il tema che affrontiamo oggi in quest’articolo è annoso e dibattuto, non solo nell’ambito della coltivazione della cannabis, ma in quello dell’agricoltura in generale. Meglio la coltivazione biologica o quella convenzionale? Quale fertilizzante è il migliore? Per decidere, occorre certamente capire bene quali siano le differenze fra composto organico e sintetico, naturalmente mantenendo sempre il focus sulla coltivazione della cannabis!

Tutte le piante, quelle di cannabis naturalmente comprese, hanno bisogno di elementi nutritivi per crescere e prosperare nella maniera migliore. Il modo in cui si forniscono questi elementi nutritivi alle piante traccia la linea di demarcazione tra la coltivazione biologica e quella non biologica.

La coltivazione biologica, infatti, prevede l’uso esclusivo di fertilizzanti naturali e di concimi organici, mentre chi non coltiva biologicamente si avvale regolarmente di composti sintetici, ovvero chimici e non organici.

In questo articolo andremo a vedere in cosa esattamente si differenziano composto organico e sintetico e quali sono i rispettivi vantaggi e svantaggi.

Quando utilizzare i fertilizzanti e come sulla pianta di cannabis

Prima di addentrarci nel nucleo del tema di quest’articolo, parliamo di fertilizzazione in generale.

Le piante di cannabis hanno bisogno di fertilizzanti? E se sì, quando e come?

Ovviamente, anche le piante di cannabis hanno bisogno di sostanze nutritive e spesso accade che quelle disponibili nel terreno non siano sufficienti, per cui si rende necessario intervenire concimando.

Molto spesso però, i coltivatori di cannabis, soprattutto se sono alle prime armi o se si fanno sedurre dai tanti messaggi pubblicitari in questo ambito, tendono a somministrare alle proprie piante di cannabis grandi quantità di concime e di fertilizzanti, superiori in ogni caso a quelle di cui le piante hanno realmente bisogno.

Le piante di cannabis mostrano sempre segni di carenza, quando hanno bisogno di essere concimate: saper riconoscere questi segni e somministrare dunque gli elementi giusti è fondamentale per non incappare in errori di concimazione che potrebbero risultare addirittura fatali, molto più che non concimare affatto.

Le piante di cannabis hanno bisogno di diversi elementi; questi si suddividono in due categorie principali, ovvero quelle dei macro e dei microelementi. I principali sono:

  • macroelementi: azoto, fosforo e potassio. Sono i più importanti e di cui le piante hanno bisogno in quantità più importanti.
  • microelementi: boro, zolfo, zinco, calcio e magnesio ed altri. Il bisogno di microelementi è in realtà molto piccolo e, in genere, i concimi contengono sempre quantità sufficienti di microelementi, oltre ai vari dosaggi di macroelementi necessari.

In generale, l’aggiunta di sostanze nutritive deve variare sia nella quantità che nella formulazione, a seconda della fase di sviluppo delle piante. Ecco, qui di seguito, le principali fasi di sviluppo con i relativi fabbisogni:

  • fase di piantino: il bisogno in fertilizzanti, durante questa che è la primissima fase di crescita, è molto limitato e spesso non è affatto necessario somministrarne
  • fase di crescita vegetativa: in questa fase, il bisogno di nutrienti aumenta considerevolmente. In particolar modo, è necessario fornire alle piante di cannabis fertilizzanti con alte concentrazioni di azoto e, di contro, con basse concentrazioni di fosforo e di potassio. Naturalmente, le varie quantità possono leggermente variare a seconda della varietà prescelta.
  • fase di fioritura: in questa importante fase, le proporzioni tra i vari macroelementi devono cambiare: saranno azoto e potassio a dover essere aumentati rispetto al fosforo, che verrà invece somministrato in quantità minori.

Cosa sono i fertilizzanti organici?

I fertilizzanti organici sono fertilizzanti naturali che possono avere origine vegetale (ossia proveniente dal compostaggio di rifiuti verdi) o animale (ad esempio, sangue di bue o sottoprodotti di allevamento). Non contengono dunque, a differenza dei fertilizzanti sintetici o di sintesi, o chimici, alcuna sostanza derivante da processi di sintesi chimica.

Sono davvero numerosissimi i fertilizzanti naturali disponibili in commercio, ciascuno dei quali ha proprie caratteristiche e apporta alle piante diverse proporzioni tra i vari macroelementi: letame, stallatico, humus di lombrichi, cenere, macerato di ortica e molto altro.

I vantaggi dei fertilizzanti organici sulla pianta di cannabis

I concimi biologici o organici hanno l’indubbio vantaggio di non impattare sull’ambiente, cosa che li distingue nettamente da quelli artificiali. Questa qualità è particolarmente importante, soprattutto se si decide di coltivare all’aperto.

Parallelamente, il prodotto di una coltivazione biologica, come l'olio CBD biologico, risulta più sano e privo di qualunque residuo potenzialmente nocivo per la salute. In secondo luogo, i fertilizzanti organici hanno la capacità di aiutare il terreno a raggiungere e mantenere il suo naturale equilibrio e a diventare sempre più fertile e stabile.

Chi coltiva cannabis biologicamente, potrà contare su un terreno, o comunque su un substrato che si manterrà nel tempo sano e che gli permetterà di coltivare nel tempo su di esso.

Gli svantaggi dei fertilizzanti organici

Uno degli svantaggi più evidenti dei concimi naturali è il loro costo, decisamente più elevato rispetto a quello dei concimi sintetici. In caso di piantagioni di una certa grandezza, questo aspetto può assumere un peso considerevole nel determinare la decisione del coltivatore.

Al tempo stesso, i concimi organici hanno necessariamente una formulazione meno precisa di quella dei concimi sintetici: la proporzione tra i vari elementi è necessariamente imprecisa e, di conseguenza, la loro azione può risultare più lenta e meno efficace di quella dei fertilizzanti chimici.

I fertilizzanti sintetici (chimici) per cannabis

I fertilizzanti chimici specifici per la cannabis sono realizzati con rapporti precisi tra i tre macroelementi principali, ovvero Azoto, Potassio e Fosforo, stabiliti sulla base delle esigenze della pianta durante le varie fasi della sua crescita. Sono dunque estremamente specifici e concepiti per far fronte a determinate fasi di crescita e/o carenze delle piante di cannabis. Sono anche immediatamente disponibili, vengono cioè assorbiti rapidamente e sono l’ideale quando occorre sopperire in fretta a determinate carenze delle piante.

Vantaggi dei fertilizzanti sintetici

I fertilizzanti sintetici, oltre a contenere proporzioni precise dei tre macroelementi principali, dosate sulla base dei bisogni che le piante presentano in ogni fase della loro crescita, contengono anche quantità relativamente importanti di microelementi utili alla crescita sana delle piante stesse.

Grazie ad essi, il coltivatore di cannabis può avere un controllo maggiore sui dosaggi di concime da aggiungere alla sua coltivazione e ciò può influire anche sul contenuto finale di principi attivi (THC e CBD) presente nel raccolto.

Come abbiamo detto più su, inoltre, i fertilizzanti chimici sono meno costosi di quelli organici, un vantaggio evidente per chi si trova a dover trattare piantagioni di dimensioni importanti. Sono inoltre, come dicevamo, immediatamente disponibili per le piante e possono quindi essere particolarmente utili per risolvere carenze e sofferenze improvvise.

Svantaggi dei fertilizzanti sintetici sulla pianta di cannabis

Proprio a causa della loro immediata disponibilità, i fertilizzanti sintetici, se utilizzati in maniera eccessiva o comunque sbagliata, possono provocare sovraconcimazioni e bruciature dovute ad eccessi nutrizionali. Essi, inoltre, se usati regolarmente per diversi cicli di coltura per più anni, creano accumuli di sale nel terreno provocandone la degradazione.

In questo modo, gli elementi nutritivi presenti nel terreno diminuiranno sempre di più, aumentando la quantità di concimi necessarie ad avere un buon raccolto, dando vita dunque ad un vero e proprio circolo vizioso. Senza contare, val la pena ricordarlo, che i fertilizzanti chimici hanno un impatto complessivamente negativo sull’ambiente.

Insomma, sia il composto organico che il composto sintetico presentano innegabili vantaggi e svantaggi e non esiste una risposta univoca alla domanda su quale sia la concimazione preferibile. Molto dipende dalle priorità del coltivatore, nonché dai problemi contingenti che possono presentarsi nel corso della coltivazione.

Quel che è certo è che la sensibilità per i problemi dell’ambiente aumenta di giorno in giorno e sono sempre di più coloro che si dedicano all’agricoltura biologica o, addirittura, completamente organica e applicano metodi naturali.

Questo trend riguarda naturalmente, addirittura in maniera piuttosto consistente, coloro che si dedicano alla coltivazione della cannabis.

La coltivazione biologica della marijuana, infatti, sta prendendo sempre più piede e ciò comporta anche che in commercio arrivi una quantità sempre maggiore e sempre più sofisticata di prodotti assolutamente naturali in grado di coadiuvare molto bene la coltivazione della cannabis. Senza contare che il commercio dei prodotti biologici si sta espandendo sempre di più.

E tu? Sei più un coltivatore biologico o un tipo da composto sintetico?

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Pubblicato Da: Annalisa
Pubblicato Il: 20 set, 2021

"Copy e Ghostwriter per scelta e per passione. Credo nella parola scritta come potente arma di libertà e forma d'arte che unisce alla perfezione fantasia e ragionamento"

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