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Ovulo di fumo: cos’è e perché si chiama così

Pubblicato Da: Veronica / Pubblicato Il: 21 lug, 2020

Ovulo di fumo è una piccola porzione di resina, opportunamente pressata e lavorata fino a formare una sorta di sfera che spesso può assumere una forma ovoidale.

Per gli amanti dell’hashish di qualità, l’espressione “ovulo fumo” appare alquanto familiare: molto sommariamente si tratta infatti di una piccola porzione di resina, opportunamente pressata e lavorata fino a formare una sorta di sfera che spesso può assumere, in alternativa, una forma vagamente ovoidale.

Gran parte del fumo che giunge in Italia viene prodotto seguendo il metodo tradizionale marocchino, la cosiddetta battitura a secco.

Le piante di cannabis vengono recise, una volta completata la fioritura, essiccate e sbattute ripetutamente affinché i tricomi si depositino su di un apposito setaccio.

La resina così estratta viene dunque raccolta, lavorata manualmente come una pasta e compressa in panette o ovuli di peso variabile.

Sebbene la resina di cannabis di partenza spesso risulti la stessa, il gusto e l’aspetto del fumo possono comunque cambiare radicalmente: le panette tendono infatti a presentare una consistenza morbida e malleabile, quasi sabbiosa. Gli ovuli fumo, complice l’ossidazione, appaiono invece scuri e lievemente più consistenti.

La lavorazione della resina, compattata in ovuli di fumo, permette dunque di “porzionare” la materia vegetale in modo pratico, rendendola facilmente trasportabile e pronta per essere assunta anche e soprattutto da coloro che ritengono che una panetta possa rappresentare una quantità di hashish eccessivamente ingente.

Come capire se si tratta di hashish di qualità

L’effettiva qualità dell’hashish è senza alcun dubbio di tipo visivo: riconoscerne infatti la tipologia è fondamentale.

Il primo passo per verificare l’effettiva qualità dell’hashish è senza alcun dubbio di tipo visivo: riconoscerne infatti la tipologia è fondamentale. Tra i più popolari e apprezzati appare l’hashish setacciato a secco, mediante scuotimento energico delle infiorescenze di cannabis, volto a separare e successivamente a raccogliere i tricomi: la relativa forma grezza costituisce il cosiddetto “kief” che una volta pressato, costituirà il fumo.

L’hashish setacciato a secco e di ottima qualità può presentare di fatto aspetto differenti: in genere appare di colore marrone o biondo, dalla consistenza morbida e sabbiosa, se maggiormente pressato tende invece ad apparire più scuro, lucido e compatto. Tuttavia, se di origine libanese, la caratteristica colorazione può spaziare dal marrone al rossastro, pur mantenendo una certa malleabilità, la stessa che ne contraddistingue la qualità.

L’hashish originario dell’Afghanistan, il cosiddetto fumo afghano, o dell’India e del Pakistan viene invece prodotto mediante lo strofinio delle infiorescenze ancora fresche tra i palmi delle mani, fino a separarne la resina, successivamente lavorata e compressa in ovuli, lasciati a conciare per almeno qualche giorno. In questo caso l’hashish di buona qualità appare di colore prevalentemente nero o marrone scuro e presenta un aspetto liscio e appiccicoso al tatto.

Importante indicatore relativo alla qualità è sicuramente legato a una prima valutazione visiva dell’hashish: da evitare qualora presenti eccessive sfumature di colore verde, sinonimo dell’eccessiva presenza di residui vegetali che esulano dalla sola resina.

Un buon hashish deve dunque apparire leggermente compatto se freddo, divenendo morbido, malleabile e piuttosto flessibile una volta scaldato.

Esistono tuttavia prove fisiche che possono aiutare a verificare la qualità dell’hashish legale: la più comune è rappresentata dal cosiddetto “test delle bolle”.

Esso consiste nel prelevare una modica quantità di hashish sottoponendolo al calore della fiamma: una resina che inizia a friggere istantaneamente implica una qualità ottimale. Diversamente, qualora la fiamma si spenga nell’immediato e la resina appaia nera, questo potrebbe indicare la presenza di eventuali agenti chimici contaminanti addizionati alla stessa.

Se invece l’hashish non dovesse friggere, questo potrebbe indicare ancora una volta qualità dubbia, così come la presenza di oli sintetici e paraffine, agenti contaminanti ed elevate concentrazioni di residui vegetali.

Una volta valutato accuratamente l’aroma dell’hashish, il relativo colore, aspetto e consistenza ed effettuato il test delle bolle, è dunque possibile disporre di prove sufficienti a testimonianza dell’effettiva qualità del fumo. Scopri come fare l’hashish attraverso la nostra guida.

Principali effetti del fumo

Gli effetti comportati dall’assunzione di hashish possono variare in funzione della relativa varietà: in linea generale però, l’hashish derivato da piante meno mature tende a presentare effetti ben distinti rispetto al fumo ottenuto da piante giunte a completa maturazione.

Complice la presenza di THC o tetraidrocannabinolo in concentrazioni estremamente elevate rispetto alla marijuana essiccata, l’hashish offre una spiccata azione euforizzante e psicoattiva. L’effetto risulta dunque potente e marcato, oltre che maggiormente protratto nel tempo. Viene da sé che il tutto varierà in funzione delle quantità assunte: fumo afghano e charas, per citare alcuni esempi, possono presentare effetti estremamente suscettibili.

L’assunzione di hashish determina dunque manifestazioni immediate e a breve termine proprio grazie ai cannabinoidi, i quali conferiscono una piacevole sensazione di benessere, di rilassamento e di euforia, tuttavia spesso associate alla percezione temporale alterata così come quella dello spazio e della motricità.

A questo si aggiunge un vero e proprio potenziamento delle esperienze emotive così come una maggiore “sfrontatezza” data dalla riduzione sostanziale della paura e dalla liberazione di ogni freno inibitorio e correlato al comportamento.

Possono comparire al contempo anche alcuni effetti collaterali, che tuttavia tendono a giungere a risoluzione una volta svanita l’azione della sostanza assunta: i più comuni si identificano mediante vomito, crampi, nausea, perdita della coordinazione motoria, aumento della pressione cardiaca, battiti accelerati, sonnolenza, e ancora ansia, attacchi di panico, depressione e perdita della capacità di prendere decisioni in modo lucido e immediato.

Sebbene tali spiacevoli risvolti negativi siano semplicemente potenziali, è opportuno ricordare che ogni effetto dato dall’hashish resta puramente soggettivo: consigliato comunque evitare l’utilizzo della sostanza in maniera prolungata e costante, onde evitare dipendenze e possibili problematiche anche sul lungo periodo.

Come conservare un ovulo di fumo

Esattamente come avviene per il vino, anche l’hashish, col passare del tempo e adottando alcune semplici accortezze, può senza alcun dubbio migliorare ulteriormente la propria qualità, rendendo l’esperienza d’uso ancora più piacevole, intensa e soddisfacente. L’aria ad esempio, così come le temperature eccessivamente elevate, tendono a degradare la resina e ad ossidarla, alterandone gusto, consistenza e ovviamente gli effetti.

Ideale è dunque conservare l’ovulo di fumo in un barattolo in vetro a chiusura ermetica, poiché tale materiale non assorbe gli odori, non risulta traspirante e permette di mantenere all’interno la temperatura di conservazione ideale.

Da evitare invece materiali quali sughero, metalli e plastica poiché, oltre ad assorbire gli odori, non permettono in alcun modo di controllare il livello di umidità, lo stesso che se non idoneo potrebbe determinare la formazione di muffe, pregiudicando irrimediabilmente l’hashish.

Il modo ideale per conservarlo è mantenere la forma di un ovulo, lavorandolo nuovamente per preservarne la forma sferica o ovoidale. Tale forma non è affatto casuale poiché riduce la superficie di esposizione all’aria: necessario poi avvolgere l’ovulo fumo nella pellicola trasparente facendola aderire in maniera accurata evitando che si creino bolle d’aria.

Tale metodo viene chiamato “temple ball” e consente l’invecchiamento o “stagionatura” della resina, evitandone l’ossidazione e, al contempo, migliorarne l’aroma e l’intensità. 

Qualora l’hashish legale presenti una consistenza resinosa e friabile, difficile da maneggiare, è possibile conservarlo all’interno di un barattolo in vetro rivestito di carta da forno che ne eviti il contatto diretto.

Occorre poi tenere presente che, come avviene per le infiorescenze, anche l’esposizione dell’hashish a temperature troppo elevate e ai raggi solari risulta deleteria, poiché tali fattori tendono a degradare il THC in CBN, riducendone ovviamente gli effetti: meglio pertanto orientarsi su una temperatura mai superiore ai 21°C, riponendo il contenitore in un ambiente preferibilmente buio. Il frigorifero può rappresentare un’ottima soluzione purché si eviti accuratamente il freezer che potrebbe pregiudicare la struttura del fumo.

Adottando queste semplici “best practice”, l’esperienza di assunzione correlata all’hashish legale risulterà sempre piacevole e appagante, evitando di rovinare un derivato tanto pregiato come solo la resina di cannabis sa essere.

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Pubblicato Da: Veronica
Pubblicato Il: 21 lug, 2020

 SEO Copywriter e Social Media Strategist, credo da sempre nel potere delle parole e della scrittura persuasiva, entrambi strumenti imprescindibili per una strategia efficace e di valore.

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