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Cos'è il Cannabidiolo e come agisce sull'organismo?

Pubblicato Da: Valentina / Pubblicato Il: 08 nov, 2022

cannabidiolo

Negli ultimi anni la cannabis è stata molto rivalutata, grazie alle ricerche scientifiche che hanno potuto provare gli effetti benefici di alcuni principi attivi. Il cannabidiolo, in particolare, è la sostanza che ad oggi è più utilizzata per le sue proprietà curative, specie nell'ambito dell'umore.

In questo articolo approfondiremo la struttura del principio attivo cannabidiolo o CBD e ne descriveremo le sue funzioni. Se vuoi conoscere tutto sulla sostanza più amata dai consumatori di Marijuana continua la lettura!

Cos'è il cannabidiolo?

Il cannabidiolo è un composto chimico scoperto nella cannabis sativa e nell'hashish nel 1940. Esso fa parte dei fitocannabinoidi, ossia sostanze capaci di interagire con il sistema cannabinoide umano. I cannabinoidi trovati nella cannabis sativa, una particolare varietà di canapa oggi molto coltivata in Europa, sono 142. Questo principio attivo si trova in quantità minore anche nel luppolo, pianta filogeneticamente vicina alla cannabis.

Con la progressiva liberalizzazione della cannabis, la ricerca scientifica ha iniziato ad interessarsi al CBD e ai suoi effetti benefici, tanto che ad oggi viene impiegato anche nelle terapie psicologiche e nella cura del dolore. Nel 2017, infatti, l'OMS ha dichiarato che il CBD non è fra le sostanze controllate e potenzialmente pericolose. 

Proprio grazie a questa nuova valutazione del principio attivo, si è iniziato a selezionare varietà di cannabis sativa che può essere coltivazione. Queste varietà fanno parte delle piante di canapa legalizzate.

Il CBD apporta effetti benefici grazie alla sua capacità di interagire con i recettori CB1 e CB2. Questo meccanismo del nostro corpo permette alle cellule di comunicare fra loro e il risultato finale è una stabilizzazione della regolazione dell'equilibrio interno all'organismo.

Come funziona il sistema endocannabinoide

Il sistema endocannabinoide è uno dei sistemi biologici più complessi del corpo umano. Da esso dipende la regolazione dell'organismo e di molte funzioni vitali. Grazie al sistema endocannabinoide si ha l'omeostasi dell'organismo, ossia l'equilibrio interno, spesso ostacolato dalle condizioni e dalla dinamiche interne.

Il sistema endocannabinoide viene scoperto nel 1990, da un gruppo di ricercatori del National Institute of Mental Healt (NIMH). A intercettare il primo recettore endocannabinoide fu Lisa A. Matsuda, durante una ricerca che riguardava proprio l'interazione di un fitocannabinoide con il corpo umano: il THC. Durante le ricerche si scoprì che il THC attivava il recettore CB1, venendo a conoscenza, così, della rete di recettori attivati dai cannabinoidi.

La domanda che si ponevano i ricercatori era sulla presenza di questi recettori nell'organismo umano; proseguendo le ricerche si scoprì che anche lo stesso organismo produce i cannabinoidi, detti appunti endocannabinoidi. Queste sostanze sono molecole di segnalazione molto diffuse nell'organismo che si legano ai ricettori interni CB1 e CB2. È proprio grazie all'attivazione dei recettori che le sostanze prodotte dall'organismo regolano le funzioni di alcune parti del nostro corpo.

Il sistema endocannabinoide è composto da tre elementi: gli endocannabinoidi (molecole di segnalazione), recettori ed enzimi. Le molecole endocannabinoidi registrano le variazioni dell'organismo in base alle condizioni esterne, attivando i recettori che trasmettono segnali alle cellule; le cellule a loro volta danno una risposta all'organismo. È l'organismo stesso a richiedere il rilascio delle sostanze endocannabinoidi e dopo la loro funzione vengono distrutti dagli enzimi.

Perché i fitocannabinoidi influiscono positivamente nella regolazione dell'umore?

Una ricerca del 2005 ha mostrato che i recettori CB1 sono presenti nei neuroni del sistema nervoso centrale. Essi sono distribuiti in:

  • corteccia centrale

  • ippocampo

  • amigdala

  • gangli

  • cervelletto

Queste parti del cervello sono responsabili della memoria, del movimento, delle funzioni cognitive complesse, dell'apprendimento e, appunto, delle emozioni.

Le sostanze cannabinoidi endogene ed esogene sono immunomodulatori, ossia agiscono sull'umore e sulla mancanza di sonno. Essi, però, hanno anche un'azione antinfiammatoria e agiscono sullo stimolo della fame.

Come funziona la cannabis terapeutica?

Grazie ai suoi principi attivi, CBD e THC la cannabis è spesso impiegata nelle cure terapeutiche. Il CBD è impiegato soprattutto come modulatore dell'organismo, per ripristinare l'equilibrio del corpo. Grazie alle sue proprietà il CBD può essere impiegato nella cura del dolore; spesso si utilizza attraverso altri prodotti dopo essere estratto dalla pianta di cannabis.

L'olio di CBD, ad esempio, è molto utilizzato per ammortizzare dolori delle terapie per la sclerosi multipla. Questo olio ha diverse proprietà benefiche e può essere impiegato anche come calmante o essere impiegato per alleviare ansia e attacchi di panico. Rispetto ai tradizionali psicofarmaci, infatti, l'olio di CBD è un prodotto biologico e naturale e non crea dipendenza.

Diverso invece è l'uso del THC; anche questo cannabinoide, infatti, può essere impiegato in alcune terapie, soprattutto per ridurre il dolore. La comunità scientifica infatti può avvalersi di cannabis terapeutica, particolari varietà di cannabis con THC e CBD in proporzione variabile a seconda dello scopo.

In alcuni casi il THC della cannabis medica può arrivare fino al 19 %, ma in questo caso il paziente deve essere informato dei possibili effetti collaterali. Questo tipo di cannabis viene ammessa in Italia solo a scopo medico e viene prodotta sotto il controllo delle autorità, in officina farmaceutica autorizzata.

In genere la cannabis terapeutica viene impiegata nella cura di:

  • dolore oncologico

  • disturbi cronici associati a sclerosi multipla

  • malattie reumatiche

  • Disturbi alimentari

  • pressione arteriosa

Quando la cannabis medica contiene un'alta dose di THC, il paziente può avere effetti collaterali quali: dipendenza e alterazioni gravi dell'umore.

Cos'è un effetto psicotropo e quale cannabinoide lo provoca?

Il THC è il secondo fitocannabinoide più conosciuto dopo il CBD. Questo principio attivo è la causa della discriminazione della cannabis, avvenuta per molti anni. Il motivo è legato agli effetti psicotropi provocati da questa sostanza come: dipendenza, alterazione dell'umore, depressione, ansia, insonnia.

Proprio per questo motivo, la coltivazione di cannabis con elevate percentuali di THC è vietata nella maggior parte dei paesi europei, ad eccezione della cannabis medica. La cannabis sativa, invece, è stata legalizzata proprio per il suo basso contenuto di THC e l'elevato contenuto di CBD.

Quali sono le varietà di cannabis con maggior CBD?

Esistono diverse varietà di cannabis sativa e ognuna può contenere percentuali leggermente diverse fra loro. Alcune delle Cannabis sativa con maggior prevalenza CBD, vendute sul mercato sono:

  • Sweet Cheese CBD con CBD al 18%;

  • Chopped Mix CBD che sfiora il 17% di CBD

  • Flower Mix CBD con ben 13% di CBD

  • OG Kush che ha circa il 9% di CBD

  • CBD therapy Crew, con cannabidiolo all'8%;

Sul nostro store puoi trovare le prime 4 varietà al prezzo di mercato. Dai un'occhiata!

La cannabis sativa ha effetti collaterali?

Ad oggi la ricerca non è stata in grado di trovare effetti collaterali del CBD; anche se è sempre consigliato fare molta attenzione al dosaggio. Infatti, come ogni sostanza se assunta in maniera spropositata, anche il CBD può dare qualche effetto indesiderato non grave. Si parla di sintomi transitori come: sonnolenza, stanchezza, bocca asciutta e in alcuni casi eruzione cutanee.

I sintomi spariscono naturalmente smettendo di assumere la dose in eccesso, ma per le persone più delicate sarebbe meglio smettere di assumere il prodotto per qualche giorno.

Per essere sicuri di assumere la giusta dose di cannabidiolo, consigliamo di chiedere un parere del proprio medico curante.

Cosa sono i cannabinoidi sintetici?

I cannabinoidi possono essere anche riprodotti, mescolando insieme alcune miscele vegetali. In questo caso si parla di cannabinoidi sintetici. Queste sostanze artificiali agiscono in maniera simile al THC, attivando gli stessi recettori.

Inizialmente questi cannabinoidi sono stati realizzati per essere impiegati nelle terapie del dolore, ma i medici hanno riscontrato difficoltà nel separare le proprietà mediche del principio attivo dagli effetti indesiderati.

Oggi si verificano casi di uso illegale dei cannabinoidi sintetici, destinati ad uso ricreativo. Queste sostanze sono denominate spice e non contengono tabacco o cannabis; tuttavia, se vengono fumati, producono effetti simili a quelli della cannabis con alta percentuale di THC.

Conclusioni

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Pubblicato Da: Valentina
Pubblicato Il: 08 nov, 2022

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